Cimitero di Montichiari

Il Cimitero di Montichiari

L’attuale camposanto comunale viene realizzato all’indomani dell’editto di epoca napoleonica che regolamenta e impone lo spostamento fuori dai centri abitati dei luoghi di sepoltura, per motivi prevalentemente igienico-sanitari. Fino ai primi anni dell’Ottocento il paese di Montichiari disponeva di una vasta area cimiteriale corrispondente all’attuale Piazza Treccani e prim’ancora, nei secoli passati, in quello che oggi è il parco adiacente la Pieve di S. Pancrazio. La struttura, come la conosciamo ora, è opera dell’architetto Francesco Bicelli (incaricato dal Comune nel 1807 di procedere a uno schema di progetto), lo stesso che, tra l’altro, diede vita all’ex ospedale oggi biblioteca-pinacoteca Pasinetti. La prima salma a esservi tumulata fu quella di una bambina, tale Angelica Maccabiani, l’8 gennaio 1811. Nel corso del tempo diverse sono state le modifiche apportate al cimitero nel suo impianto originario tra le quali l’erezione della cappella-chiesetta centrale ove riposano diversi parroci, curati e suore che prestarono servizio in città e che fu benedetta nel 1929 in sostituzione di quella precedente, molto più ridotta di dimensioni.

Nel 1883, nel piccolo piazzale esterno a ridosso del parcheggio, veniva collocato il monumento dedicato ai francesi feriti durante la Seconda Guerra d’Indipendenza, ricoverati nell’ospedale di Montichiari e qui periti. Si dovrà attendere gli anni Settanta per assistere a un vero e proprio ampliamento oltre il recinto in cui si era sviluppato il cimitero. Successive modifiche furono programmate e messe in atto fino ad arrivare agli anni Duemila.Rispetto ad altri camposanti, anche di comuni limitrofi, quello di Montichiari non possiede monumenti funebri dedicati ai suoi concittadini illustri: la maggior parte delle sculture presenti furono realizzate da marmisti tra la fine dell’Ottocento e il secolo successive. Non mancano, tuttavia, tombe e cappelle di famiglia, alcune anche imponenti: tra queste ricordiamo quelle di Bonoris (curiosamente anonima), Treccani degli Alfieri, Marta Treccani, Foffa, Feliciani, Gianantonio Poli e, la più recente (dal 2007) Pasinetti. I monumenti presenti sono dedicati alle società di mutuo soccorso femminile, maschile e dell’esercito. Una porzione, inoltre, è dedicata alle sepolture delle vittime della Polveriera, la grande fabbrica sita in località Vighizzolo, che tra il 1911 e il 1946 fu teatro di diversi scoppi mortali. Il libro (Informazioni tratte dal volume “Il cimitero monumentale di Montichiari” di Albino Miceli)



I Morti della Polveriera

La storia della polveriera è legata a doppia mandata con quella del marchese Roberto Imperiali, che ne è stato il promotore. Giunto da Napoli con la sua invenzione, una miscela esplosiva che aveva chiamato Imperialite, con alcuni imprenditori “nostrani”, nel 1910 da vita alla società “La Camuna”. Non è un’attività bellica la sua, poiché ciò che uscirà dallo stabilimento servirà a scavare gallerie per strade, ferrovie e tubature idrauliche. Passata alla storia come la polveriera della Fascia d’Oro, in realtà la sua ubicazione era in territorio di Vighizzolo, in un luogo che ancora oggi porta il suo nome: Vulcania. Dell’antico insediamento, sono giunti fino a noi solamente il vano caldaia, dove venivano fatte brillare le armi difettose e la ciminiera. I 60 anni di attività della polveriera, saranno costellati da numerosi incidenti, molti quelli mortali. Il primo avvenne il 21 settembre 1911, l’anno dopo, uno scoppio si porterà via la vita del suo ideatore. I momenti più gravi, si vivranno nel 1929 e nel 1940, quando in due esplosioni, si conteranno rispettivamente, 20 e 30 morti. La conta finale ci parla di 66 vittime. Una di queste si avrà durante la seconda guerra mondiale, a causa di un bombardamento aereo. Oltre ai morti, vi sono da aggiungere i sinistrati. Famiglie che ebbero la casa semidistrutta dallo scoppio del 31 luglio 1947, quando un fulmine, fece letteralmente “saltare per aria” la polveriera, causando danni per 500 milioni di Lire, mai del tutto risarciti. Montichiari ha pagato il tributo più alto in quanto a numero di vittime: 32. Molte di queste, sono ancora tumulate nella fossa comune che venne approntata appositamente per loro, unico Comune, tra quelli colpiti da queste disgrazie ad aver mantenuto uniti nel ricordo, i loro poveri resti.